Disturbo Antisociale di Personalità

Cos'è

Il disturbo antisociale di personalità si manifesta come un pattern pervasivo di inosservanza e di violazione dei diritti degli altri, che inizia nell’infanzia o nella prima adolescenza e continua sino all’età adulta.
La prevalenza del disturbo antisociale nei campioni comunitari è circa il 3% nei maschi e l’1% nelle femmine (fonte DSM, 2014).

Come si manifesta il disturbo antisociale di personalità

Gli individui con disturbo antisociale di personalità non riescono a conformarsi alle norme sociali per quanto riguarda il comportamento legale, per questo possono compiere ripetutamente atti passibili di arresto. Possono distruggere cose altrui, esser molesti con gli altri, rubare, etc. Questo comportamento è anche legato al fatto che chi soffre di questo disturbo non tiene in alcuna considerazione i sentimenti o i diritti degli altri. Gli individui con questo disturbo sono spesso disonesti e manipolativi per profitto o piacere personale. Tendenzialmente impulsivi, non provano rimorso per le proprie azioni, mostrandosi indifferenti o minimizzando le loro condotte. Il paziente con disturbo antisociale è spesso aggressivo anche fisicamente (può per esempio esercitare violenza fisica sui figli o sul coniuge), oltre a mostrare una noncuranza sconsiderata della sicurezza propria o degli altri. I rapporti interpersonali risultano essere transitori, superficiali e intrisi di antagonismo. Le emozioni che maggiormente sperimentano sono la rabbia, il disprezzo, l’umiliazione, la noia, l’invidia. L’atteggiamento di fondo è di indifferenza e distacco, per cui questi soggetti non si curano di ciò che avviene o di ciò che gli altri pensano di loro. Il comportamento sessuale di queste persone è generalmente irresponsabile e utilitaristico; nel corso della vita possono avere numerosi partner sessuali e non avere mai relazioni monogame.
Chi soffre di disturbo antisociale di personalità, inoltre, crede di essere speciale e, dunque, di meritare favoritismi e facili gratificazioni. Può mostrare un’eccessiva sicurezza in sé (ad esempio, può pensare che un lavoro ordinario non sia degno di lui) e un fascino disinvolto e superficiale. La sua fiducia in se stesso, tuttavia, non è fondata su una valutazione positiva di sé, ma sulla diffidenza verso gli altri e il mondo, considerati potenzialmente danneggianti, umilianti e frustranti.



Possibili cause del disturbo antisociale di personalità

Da alcuni studi sull’adozione emerge che sia fattori genetici sia fattori ambientali contribuiscono all’insorgenza del disturbo antisociale di personalità. Le acquisizioni scientifiche nell’ambito della teoria della mente ci permettono di affermare che chi è affetto da questo disturbo comprende gli stati mentali (pensieri, emozioni e sensazioni fisiche) propri e altrui, ma ha difficoltà ad assumere la prospettiva degli altri (difficoltà di decentramento) e, dunque, a sintonizzarsi emotivamente con loro. Potrebbe esistere una predisposizione biologica a tale deficit e/o questo potrebbe essere appreso da figure di accudimento che presentano tale deficit. La probabilità di sviluppare il disturbo antisociale di personalità nella vita adulta aumenta se l’ambiente educativo nell’infanzia è incoerente, trascurante e abusante.



Disturbo Borderline

Disturbo borderline: significato

Il disturbo borderline di personalità (DBP) è un disturbo di personalità caratterizzato da instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sè e dell’umore e da una marcata impulsività e difficoltà ad organizzare in modo coerente i propri pensieri. Questi elementi si rinforzano reciprocamente, generando notevole sofferenza e comportamenti problematici. Ne consegue che le persone con questo disturbo, pur essendo dotate di molte risorse personali e sociali, realizzano con difficoltà e a fatica i propri obiettivi.

Tra i disturbi di personalità, il disturbo borderline è quello che giunge più comunemente all’osservazione clinica.

La prevalenza del disturbo borderline di personalità è di circa il 6% in contesti di assistenza primaria, anche se si assiste a una diminuzione della prevalenza nei gruppi di età avanzata.

Il disturbo borderline viene diagnosticato prevalentemente (75% circa) negli individui di sesso femminile.

Come si manifesta il disturbo borderline

Gli individui con disturbo borderline di personalità presentano una marcata instabilità emotiva, possono vivere momenti di tranquillità e rapidamente sentire una forte tristezza, rabbia o senso di colpa. A volte vivono un forte caos emotivo dato dal vivere emozioni contrastanti nello stesso momento. Regolare i propri stati emotivi risulta essere difficile e spesso agiscono impulsivamente, senza riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni. Sono accompagnati da sentimenti di abbandono, spesso associati a una incapacità a restare soli e all’estremo bisogno di avere una persona con loro.

La percezione della separazione/perdita e del rifiuto possono portare ad alterazioni anche profonde dell’immagine di sè, dell’umore, dei processi cognitivi e del comportamento.

Le persone con disturbo borderline di personalità spesso tendono ad idealizzare le altre persone e rapidamente a svalutarle, sentendo che l’altro in questione non si occupa abbastanza di loro o non è abbastanza “presente”. Le relazioni che intraprendono sono turbolente, intense e caotiche. Non esistono le vie di mezzo.

Gli individui con disturbo borderline manifestano ricorrenti comportamenti, gesti o minacce di tipo suicidario o comportamenti autolesivi.

Possono avere un pattern di boicottaggio di se stessi nel momento in cui l’obiettivo è sul punto di essere realizzato (ad esempio ritirarsi da scuola quando sono a un passo dal diploma). Alcuni individui possono sviluppare sintomi simil psicotici (es allucinazioni) durante periodi di forte stress.

Sono comuni agli individui con disturbo borderline le interruzioni di percorso di vita (ritiro da scuola, licenziamento, divorzi).

Tutti questi aspetti portano la persona a percepirsi come inadeguata, fragile.



Possibili cause del disturbo borderline

Tra le cause del disturbo borderline di personalità, la letteratura evidenzia la presenza di un ambiente invalidante e fattori genetico-temperamentali che predisporrebbero la persona allo sviluppo della disgregolazione emotiva.

Vi è una grande variabilità nell’ambito dell’esordio del disturbo borderline. L’andamento più frequente è rappresentato da instabilità cronica nella prima età adulta, con episodi anche gravi di discontrollo delle emozioni e degli impulsi e frequente uso di servizi sanitari e mentali.
Il rischio di suicidio è maggiore negli anni giovanili e svanisce con l’avanzare dell’età.

Solitamente intorno ai 40/50 anni gli individui con disturbo borderline di personalità raggiungono una maggiore stabilità nelle relazioni e nel lavoro e dopo circa 10 anni almeno la metà degli individui non mostra più pattern di comportamento che soddisfano tutti i criteri per il disturbo borderline

Disturbo dipendente di personalità

Che cos’è

Il disturbo dipendente di personalità si manifesta con una necessità eccessiva di essere accuditi, che determina un comportamento di sottomissione e accondiscendenza per timore della separazione. Il comportamento dipendente e sottomesso è finalizzato a suscitare protezione e nasce da una percezione di sé come incapace di funzionare adeguatamente da solo. Questo disturbo colpisce con maggiore frequenza il sesso femminile e soggetti con un’età media superiore ai 40 anni.

Come si manifesta il disturbo dipendente di personalità

Gli individui con disturbo dipendente di personalità hanno una grande difficoltà a prendere le decisioni quotidiane senza una eccessiva quantità di consigli e rassicurazioni da parte degli altri. Questi individui tendono a essere passivi e a permettere ad altre persone di prendere l’iniziativa e di assumersi la responsabilità per la maggior parte dei settori della vita. Poiché temono di perdere il supporto o l’approvazione, hanno spesso difficoltà a esprimere il disaccordo verso gli altri, specialmente verso coloro da cui sono dipendenti. Mancano di sicurezza in se stessi, quindi si presentano spesso come inetti e bisognosi di assistenza costante ed evitano di iniziare lavori o compiti da soli. Quando ricevono una critica o una disapprovazione, la considerano come una prova della loro mancanza di valore e perdono fiducia in se stessi. Pur di ottenere l’accudimento e il supporto degli altri, i soggetti che soffrono di disturbo dipendente di personalità si offrono per fare compiti spiacevoli. Quando termina una relazione (intima o di amicizia) gli individui con disturbo dipendente di personalità possono cercare subito di entrare in un’altra relazione simile che fornisca il supporto o l’accudimento di cui sentono di avere bisogno. Quando le aspettative dell’altro non sono compatibili con le proprie, avvertono un senso di obbligo a conformarsi ai desideri dell’altro, al quale si ribellano emotivamente con sensazioni di costrizione e di rabbia. La rabbia e il disappunto verso l’altro, a volte, inducono la sensazione che la relazione vacilli. Quest’idea di solito è insostenibile perché le persone con disturbo dipendente di personalità la interpretano come un precursore dell’abbandono. Questo le porta a ristabilire velocemente la vicinanza, cercando di assimilare e assecondare i desideri del proprio partner.



Diagnosi differenziale tra disturbo dipendente di personalità e altri disturbi

Il disturbo dipendente di personalità va distinto dal disturbo borderline di personalità con cui ha in comune il timore dell’abbandono da parte delle figure significative, il vuoto e l’idea di essere sbagliato; il disturbo dipendente di personalità, tuttavia, non presenta né la caoticità nelle relazioni, né l’instabilità emotiva tipiche delle persone con disturbo borderline di personalità.

Un altro disturbo con cui potrebbe essere confuso è il disturbo istrionico di personalità. In entrambi i disturbi, infatti, si può avere una rappresentazione di sé come di una persona incapace di vivere da sola e di provvedere a se stessa autonomamente, e non in grado di affrontare gli eventi. Nel disturbo dipendente di personalità, tuttavia, manca il constante bisogno di stare al centro dell’attenzione che tipicamente presentano le persone con disturbo istrionico di personalità; nel disturbo di personalità dipendente il bisogno predominante è invece il desiderio di accettazione.

Possibili cause del disturbo dipendente di personalità

Alcuni studi condotti sulle interazioni parentali tra madre/padre e bambino sostengono che comportamenti di dipendenza in età adulta sono associati a uno stile genitoriale che determina e mantiene le rappresentazioni di sé come vulnerabile e inefficace. I bambini sembrano costruire e interiorizzare tali rappresentazioni di sé sperimentando relazioni genitoriali ambivalenti e intermittenti nella capacità di fornire aiuto e accadimento. Tale atteggiamento induce il bambino a mettere in atto strategie per assicurarsi la vicinanza della figura di riferimento, sviluppando dinamiche di dipendenza, e a temere l’abbandono in qualsiasi momento.

Altri studi condotti in ambito evolutivo sottolineano, invece, come le dinamiche dipendenti, pur sviluppandosi nelle relazioni genitoriali, devono trovare conferma e rinforzo nelle relazioni sociali successive. Sembra che questi bambini, nel mettere in atto modalità dipendenti per assicurarsi presenza e vicinanza, siano premiati e rinforzati in alcuni casi, mentre in altri sembrano essere allontanati proprio a causa di questa modalità di richiesta di vicinanza.

Disturbo evitante di personalità

Che cos’è

Il disturbo evitante di personalità è caratterizzato da un pattern pervasivo di inibizione sociale, sentimenti di inadeguatezza e ipersensibilità al giudizio negativo. Tale disturbo è anche caratterizzato da un comportamento stabile di evitamento verso le relazioni e le situazioni in cui la persona può essere sottoposta a valutazione da parte degli altri. Si tratta di un disturbo comune, con una prevalenza dell’1-10%.

Come si manifesta il disturbo evitante di personalità

Gli individui con disturbo evitante di personalità evitano le attività lavorative che implicano un significativo contatto interpersonale per timore di essere criticati, disapprovati e rifiutati. Evitano anche di farsi nuovi amici a meno che non siano certi di piacere e di essere accettati senza critiche. In molte situazioni possono agire con inibizione, avere difficoltà a parlare di sé e tendono a celare sentimenti intimi per timore di esporsi, di essere ridicolizzati o umiliati. Se qualcuno li disapprova o li critica anche leggermente possono sentirsi estremamente feriti. Gli individui con disturbo evitante si sentono inetti, inadeguati e incapaci; si sentono quindi inferiori agli altri. Alcuni individui a causa di questo imbarazzo possono disdire occasioni importanti come colloqui di lavoro o appuntamenti galanti. Per non entrare in contatto con la sensazione di sentirsi inadeguati, inetti, esclusi dagli altri, le persone con disturbo evitante tendono ad avere una vita ritirata.

Il comportamento evitante spesso inizia nella prima infanzia o nell’infanzia con timidezza, isolamento, timore degli estranei e delle situazioni nuove. Anche se la timidezza è un precursore comune del disturbo, nella maggior parte degli individui tende a scomparire gradualmente con la crescita. Al contrario, gli individui che sviluppano il disturbo evitante di personalità possono diventare progressivamente più timidi con l’adolescenza e l’età adulta, quando le relazioni nuove assumono via via importanza maggiore.

Diversi pazienti riescono a mantenere un discreto funzionamento sociale e lavorativo, organizzando il loro stile di vita in un ambiente familiare e protetto. Tendono a mantenere il proprio lavoro negandosi ambizioni di carriera e quindi di confronto. Se il loro sistema di supporto cede, vanno incontro a depressione, ansia e collera. Per affrontare il malessere legato all’ansia o alla depressione, a volte i pazienti evitanti possono fare uso di sostanze, in particolare di alcolici; tale abitudine a volte può assumere le caratteristiche di una vera e propria condotta di abuso, che va ad accrescere l’isolamento del paziente che vede la propria immagine e la propria autostima crollare inesorabilmente.



Possibili cause del disturbo evitante di personalità

Alcuni autori sostengono che aspetti del disturbo evitante siano in parte dovuti a fattori biologici, innati, combinati ad alcuni fattori di rischio come ad esempio storie di abusi fisici, storie di rifiuto da parte dei genitori, umiliazioni da parte dei coetanei.

I soggetti che sviluppano un disturbo evitante di personalità possono aver avuto situazioni familiari o scolastiche umilianti, rifiutanti, ridicolizzanti, inflessibili e particolarmente richiedenti un’immagine sociale impeccabile. Il disturbo evitante di personalità può anche essere causato dall’uscita da un ambiente familiare caldo, accudente e protettivo e dall’inserimento in un contesto extra-familiare (tipicamente la scuola) aggressivo, denigrante e giudicante.

Disturbo istrionico di personalità

Che cos’è

Il disturbo istrionico di personalità si caratterizza per un’emotività pervasiva ed eccessiva e per un comportamento molto marcato di ricerca di attenzioni, approvazione e sostegno dagli altri, mediante comportamenti celatamente o apertamente seduttivi.

Il disturbo istrionico di personalità è presente nel 2-3% della popolazione generale e nel 10-15% della popolazione clinica.

I sintomi del disturbo istrionico di personalità

Gli individui con disturbo istrionico di personalità si sentono a disagio o non apprezzati in situazioni in cui non sono al centro dell’attenzione per cui spesso si comportano in modo brillante, seduttivo e teatrale, cercando di attirare l’attenzione su di sé. Queste persone utilizzano l’aspetto fisico per attrarre gli altri e sono spesso molto curate, fino a essere eccessivamente vistose. L’espressione delle emozioni può essere drammatica e superficiale, tanto che spesso l’istrionico risulta non autentico. Chi soffre di disturbo istrionico di personalità è particolarmente influenzabile e suggestionabile, per questo può uniformarsi all’opinione e allo stato d’animo dell’altro. Queste persone, inoltre, possono essere intolleranti alla frustrazione ed esposte alla noia, per cui possono ricercare gratificazioni immediate dei propri bisogni (es. abbandonare un progetto, dopo un iniziale grande entusiasmo, perché faticoso) e stimolazioni notevoli (es. ricercare attività nuove ed eccitanti come il sesso promiscuo, trascurare un rapporto duraturo e ricercare l’eccitazione in una nuova relazione). L’attenzione sull’approvazione altrui piuttosto che sui propri vissuti comporta la tendenza a considerare se stessi solo in funzione degli altri. Le persone con disturbo istrionico di personalità hanno una marcata dipendenza affettiva, ma in realtà presentando difficoltà a raggiungere una vera intimità con gli altri.



Possibili cause del disturbo istrionico di personalità

Una delle teorie eziologiche più accreditate prevede due possibili cause del disturbo istrionico di personalità: biologica e psicosociale. Dal punto di vista biologico, le persone che soffrono di questo disturbo presenterebbero un temperamento caratterizzato da ipersensibilità, intolleranza alle frustrazioni e ricerca esterna di gratificazioni. Sul piano psicosociale, le persone che hanno sviluppato il disturbo istrionico di personalità spesso hanno sperimentato durante l’infanzia difficoltà nella soddisfazione dei loro legittimi bisogni di attenzione e cure. Alcune di queste persone sono state apprezzate dalle figure significative, in particolare dai genitori, per il loro aspetto piacevole e per le loro doti di intrattenitori, piuttosto che per il loro modo di essere, per cui hanno imparato che, per soddisfare i propri bisogni affettivi, bisogna utilizzare l’aspetto fisico e la seduttività. Altre persone con queste disturbo hanno ricevuto da bambini attenzioni e cure solo quando ammalati, per cui hanno imparato a ricercare accudimento solo attraverso le lamentele fisiche.

Disturbo narcisistico di personalità

Che cos’è

Il disturbo narcisistico di personalità è contraddistinto da un pattern pervasivo di grandiosità, necessità di ammirazione e mancanza di empatia.

Le stime della prevalenza di tale disturbo variano dal 2% al 16% nella popolazione clinica e risultano meno dell’1% nella popolazione generale. Circa il 50-75% degli individui a cui è stato diagnosticato un disturbo narcisistico di personalità è di sesso maschile.

Sintomi del disturbo narcisistico di personalità

Gli individui con disturbo narcisistico di personalità hanno un senso grandioso di importanza e abitualmente sovrastimano le loro capacità ed esagerano i loro talenti apparendo presuntuosi e vanitosi. Solitamente presumono che gli altri attribuiscano loro lo stesso valore e possono risultare sorpresi o delusi se non ricevono le lodi che sentono di meritare. In virtù del valore personale che ritengono di possedere, tali individui presumono di dover frequentare e di poter essere capiti soltanto da persone speciali, prestigiose o di elevata condizione sociale o intellettuale. Considerandosi persone speciali e superiori devono ottenere trattamenti di favore, nonché la soddisfazione immediata delle loro priorità mostrandosi distaccati e sprezzanti. Tale senso di diritto, unitamente alla mancanza di sensibilità per i desideri e per le esigenze altrui, sfociano spesso nella tendenza allo sfruttamento ed alla manipolazione interpersonale: gli individui che presentano un disturbo narcisistico di personalità, infatti, tendono a formare amicizie o relazioni sentimentali esclusivamente se hanno la certezza che l’altro possa favorire la soddisfazione dei propri scopi (primo tra tutti rinforzare e potenziare la stima di sé e il valore personale); si aspettano, inoltre, enorme disponibilità e dedizione da parte degli altri, fino ad abusarne, senza alcun riguardo per le conseguenze. Parallelamente a questo, l’altro viene idealizzato fino a che soddisfa il bisogno di ammirazione e di gratificazione, per poi essere anche aspramente svalutato nel momento in cui non svolge più tale funzione. Gli individui con disturbo narcisistico di personalità generalmente mancano di empatia, dimostrandosi incapaci di riconoscere i sentimenti e i bisogni degli altri, nonché di identificarsi in essi.  Possono essere spesso invidiosi degli altri e possono credere che gli altri li invidino. La vulnerabilità dell’autostima può rendere gli individui con disturbo narcisistico di personalità molto “sensibili” alle ferite dovute a critiche o a frustrazioni. La critica può anche arrivare a tormentarli e lasciarli umiliati, avviliti, svuotati. Se feriti possono, in alternativa, attaccare con rabbia, sdegno o diventare insolenti. Talvolta la paura di vivere queste esperienze o averle vissute può indurli al ritiro sociale. Anche professionalmente talvolta i risultati possono essere scarsi, per la paura di mettersi in gioco in situazioni che possono rivelarsi “rischiose” ed eccessivamente competitive.



Possibili cause del disturbo narcisistico di personalità

Nello sviluppo del disturbo narcisistico di personalità sembra occupare un posto di primaria importanza l’interazione che si sviluppa tra il genitore e il bambino; in modo particolare, i soggetti che presentano undisturbo narcisistico di personalità sembrano aver sviluppato, a partire dal rapporto con i propri genitori, delle relazioni caratterizzate principalmente da una rappresentazione di sé come bisognoso di cure e da una rappresentazione delle altre persone come non disponibili a fornirle, dunque dall’aspettativa di essere rifiutati. Tale condizione genera nel soggetto la tendenza a organizzare la propria esistenza facendo a meno dell’amore degli altri e non richiedendo il loro sostegno, contando solo su se stesso e mirando all’autosufficienza assoluta, non riconoscendo e non esprimendo i propri bisogni, assumendo atteggiamenti di distacco e di superiorità.

Riguardo alla possibile eziologia del disturbo narcisistico di personalità non c’è consenso, anche se la mancanza di empatia da parte dei genitori verso i bisogni del bambino sembra un’importante candidata. Teoricamente, un primo percorso possibile che porta al narcisismo, è l’essere stato allevato in una famiglia incapace di fornire le necessarie attenzioni e cure e rispetto per i bisogni e le attitudini del bambino. In un contesto di attaccamento disturbato, i genitori possono fallire nel riconoscere adeguatamente, nominare e regolare le emozioni del bambino, in particolare quando questi è particolarmente eccitato. Nello sviluppo il bambino viene quindi lasciato solo, con emozioni intense che non ricevono il riconoscimento o le risposte appropriate, e questo porta a una disregolazione affettiva. Durante lo sviluppo il bambino impara che i suoi genitori sono incapaci di sostenere la sua autostima o i suoi desideri e di conseguenza diventa autosufficiente. La persona narcisista, avendo avuto un attaccamento disturbato durante l’infanzia, nell’età adulta evita l’attaccamento e allo stesso tempo lotta costantemente per ricevere attenzione e ammirazione. Altra ipotesi alternativa alla genesi del disturbo narcisistico di personalità è quella che considera il futuro narcisista allevato da famiglie in cui l’attenzione allo status e al successo è di massima importanza e solo le qualità che possono sostenere un’immagine grandiosa di sé sono prese in considerazione, mentre altri comportamenti vengono ignorati o puniti.

Disturbo paranoide di personalità

Che cos’è

Il soggetto affetto da disturbo paranoide di personalità è caratterizzato da una forte sospettosità e diffidenza nei confronti degli altri, che persiste anche in assenza di reali minacce. L’individuo che presenta una personalità paranoide tende a interpretare gli eventi in modo prettamente malevolo, ostile e umiliante.
Il disturbo paranoide di personalità colpisce tra il 2,3 e il 4,4% della popolazione generale, è più tipico nel sesso maschile e in media si manifesta nella fascia tra i 40 e i 50 anni d’età, anche se può comunque presentarsi fin dalla prima adolescenza (fonte DSM-5, 2014).

Come si manifesta il disturbo paranoide di personalità

La persona con disturbo paranoide di personalità teme di essere ingannata, sfruttata o di subire un imminente danno da parte delle persone con le quali è in contatto. La trasparenza e l’affidabilità degli altri viene messa in discussione e ciò crea frequenti liti e incomprensioni. L’individuo, per evitare la possibilità di essere attaccato, spesso si chiude in se stesso evitando di confidarsi con gli altri oppure si presenta molto vigile e pronto a contrattaccare con rabbia e convinzione, suscitando a volte una risposta aggressiva di difesa anche nelle persone che lo circondano.  Può presentarsi tendenzialmente molto polemico e aggressivo o può lamentarsi costantemente, senza però manifestare episodi rabbiosi espliciti. Può inoltre provare la sensazione dolorosa di sentirsi escluso, in quanto non voluto, e quindi emarginato e conseguentemente può provare ansia e tristezza. Il soggetto con disturbo paranoide di personalità tende a mascherare le emozioni con un atteggiamento di rigida razionalità e testardaggine anche se l’ostilità di fondo crea inevitabilmente delle risposte aggressive. L’incapacità di accettare le critiche e di collaborare con gli altri possono mettere a dura prova la permanenza in un posto di lavoro. Chi soffre di disturbo paranoide di personalità risulta piuttosto geloso, dubitando fortemente della fedeltà del partner. Le difficoltà nel relazionarsi con gli altri sono legate anche all’incapacità di porsi nella prospettiva dell’altro e alla difficoltà a differenziare la realtà obiettiva dalle proprie percezioni e sensazioni.
In presenza di tale disturbo possono verificarsi anche brevi episodi psicotici (allucinazioni, deliri di persecuzione, difficoltà comunicative) in risposta a eventi stressanti, ma solo per pochi minuti o qualche ora.



Possibile cause del disturbo paranoide di personalità

Attualmente non si conoscono con certezza le cause del disturbo paranoide di personalità. Sarebbero coinvolti diversi fattori di rischio: temperamentali, sociali, ambientali. È stata riscontrata una maggiore probabilità di insorgenza del disturbo paranoide se i familiari hanno sperimentato disturbi schizofrenici e deliranti (delirio di persecuzione). L’ esordio avviene in adolescenza o prima età adulta.

Disturbo schizoide di personalità

Che cos’è

Il disturbo schizoide di personalità è caratterizzato da un pattern pervasivo di distacco dalle relazioni sociali e una gamma ristretta di espressioni emotive in situazioni interpersonali. Questo pattern è presente in svariati contesti.

Il disturbo schizoide di personalità non è comune negli ambienti clinici. I dati del National Epidemiologic Survey on Alcohol and Related Conditions suggeriscono una prevalenza del 3,1%. I dati epidemiologici di questa patologia non sono stabiliti chiaramente, sembra colpire fino al 7,5% della popolazione e alcuni studi riportano un rapporto maschi-femmine di 2:1.

Come si manifesta il disturbo schizoide di personalità

Gli individui che manifestano un disturbo schizoide di personalità sembrano non desiderare l’intimità nelle relazioni, appaiono indifferenti alle opportunità di stabilire relazioni affettive e non sembrano trarre molta soddisfazione dal far parte di una famiglia o di un altro gruppo sociale. Per tali motivi preferiscono attività da svolgere individualmente, interessi astratti come la matematica, l’informatica, la filosofia. Quindi tendono a limitare fortemente il contatto con gli altri percependo un senso freddezza e distanza da loro. Risultano incapaci a leggere le proprie e altrui emozioni. Spesso chi soffre di disturbo schizoide di personalità non ha amici stretti o confidenti fidati, a eccezione dei famigliari (uno, e spesso di primo grado). Sembrano indifferenti all’approvazione e alle critiche altrui. Mostrano in genere un aspetto “mite” senza reattività emotiva visibile e spesso non ricambiano gesti o espressioni del volto, come sorrisi o cenni del capo. Tendono a provare un senso di lontananza, freddezza verso gli altri.

Il disturbo schizoide di personalità può manifestarsi per la prima volta nell’infanzia e nell’adolescenza con una tendenza alla solitudine, scarse relazioni con i coetanei e rendimento scolastico inadeguato, che contraddistinguono questi bambini o adolescenti come diversi e li rendono oggetto di derisione e scherno. Se il disturbo non viene riconosciuto e trattato può dare origine a un eccessivo isolamento sociale che può causare, oltre ad una totale assenza di amicizie, problemi e difficoltà sul luogo di lavoro, difficoltà a rispondere appropriatamente a eventi importanti della vita, reazione passiva alle circostanze avverse che porta quindi a subire anche situazioni indesiderate. Di conseguenza, questi individui sono spesso descritti come distaccati, appartati e amanti della solitudine. L’adulto con disturbo schizoide di personalità può provare un senso di vuoto e di una esistenza priva di significato.

Possibili cause del disturbo schizoide di personalità

Per il disturbo schizoide di personalità cause certe e specifiche non esistono, ma si può parlare di possibili fattori di rischio. Per esempio, sembrano essere coinvolti fattori di vulnerabilità temperamentali presenti fin dall’infanzia come emotività ristretta, scarsa empatia, isolamento, stile deficitario nella comunicazione, sostanziale incapacità a riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri.

Disturbo schizotipico di personalità

Che cos’è

La caratteristica essenziale del disturbo schizotipico di personalità è un pattern pervasivo di deficit sociali e interpersonali caratterizzato da disagio acuto e ridotta capacità riguardanti le relazioni affettive e da distorsioni cognitive ed eccentricità di comportamento.

Il disturbo schizotipico di personalità colpisce circa il 3% della popolazione con una maggiore associazione di casi tra i parenti biologici dei pazienti schizofrenici; non è noto il rapporto di frequenza maschi-femmine.

Come si manifesta il disturbo schizotipico di personalità

Gli individui con disturbo schizotipico di personalità spesso interpretano in modo scorretto gli avvenimenti casuali e gli eventi esterni come se avessero un significato particolare e specifico per la persona stessa. Possono essere anche superstiziosi o preoccupati per fenomeni paranormali. Talvolta gli individui con questo disturbo si credono capaci di far succedere le cose o di intuirle prima che le cose accadano. Talvolta possono essere presenti alterazioni di tipo percettivo (ad esempio, avvertire presenze di altre persone o entità in una stanza). Spesso chi è affetto da disturbo schizotipico può essere eccessivamente sospettoso e avere un’ideazione paranoide. Di solito la personalità schizotipica è povera nell’espressione interpersonale per cui non riesce a interagire in modo efficace con gli altri, apparendo strana, inappropriata o eccessivamente rigida. L’eccentricità si riscontra spesso anche nel modo di vestire, di acconciarsi i capelli, oltre ad avere una tendenza a non conoscere o seguire le convenzioni sociali.

Il disturbo schizotipico può manifestarsi nella prima infanzia e nell’adolescenza, con solitudine, scarse relazioni con i coetanei e ansia sociale, rendimento scolastico non adeguato, ipersensibilità, pensieri e linguaggio strani e fantasie bizzarre. Questi bambini possono essere considerati eccentrici ed essere oggetto di scherno da parte dei compagni.

Sicuramente le conseguenze più evidenti si hanno sul piano sociale e lavorativo: questi soggetti infatti tendono a non avere relazioni sociali e interpersonali significative e difficilmente riescono a trovare lavoro o comunque a mantenerlo nel tempo. Possono inoltre andare incontro a episodi depressivi e/o psicotici e una certa percentuale di questi pazienti (intorno al 12%) sviluppano schizofrenia, di solito in una forma meno grave.



Possibili cause del disturbo schizotipico di personalità

Le cause del disturbo schizotipico, pur non certe, possono essere ricondotte alle caratteristiche dell’ambiente familiare. Di solito i soggetti con questo disturbo sono cresciuti in ambiente che possono aver percepito emotivamente distante o poco accudente, confusivo nella comunicazione, umiliante. Dal profilo evolutivo emergono esperienze di umiliazione anche da parte di coetanei con conseguente difficoltà a fidarsi dell’altro nelle relazioni. Ciò contribuirebbe alla costruzione della rappresentazione di sé come incapace e dell’altro come trascurante, umiliante.